IL MUSEO DELLE ANIME

IL MUSEO DELLE ANIME


E’ una mattina grigia. Il sole è coperto da alcuni grossi nuvoloni che rendono buia e spenta la città di Parigi. All’aeroporto è appena atterrato un aereo da Los Angeles. Il signor Mattew è l’ultimo a scendere dall’aereo. Proprio mentre sta chiamando un taxi si scatena una tempesta, con lampi e tuoni, che per poco non lo travolge. Con molta difficoltà riesce ad arrivare all’albergo. Passa tutta la notte in compagnia dei fulmini.                                                                           
 La mattina si reca al museo Louvre per visitarlo.

-Un biglietto per l’ingresso al museo- disse Mattew, un noto professore di arte di Los Angeles. Mattew vuole visitare tutti i musei del mondo per scoprire nuove cose da insegnare ai suoi alunni.
-Si certo. Sono 40€- disse il cassiere.
Finalmente riuscì ad entrare al museo LOUVRE di Parigi, il più famoso del mondo. Finalmente realizzò il suo sogno. Entrò e trovò un ambiente molto buio. C’erano solo dei fari che illuminavano i quadri, e poi un lungo corridoio che finiva ogni volta con una curva, dove ne iniziava un altro.






Dalla sua cartellina estrasse un block-notes con una penna. Iniziò a vedere i primi quadri di Michelangelo, Caravaggio, Raffaello, Giotto, David e Da Vinci. Ad ogni quadro si fermava e lo ridipingeva sul suo foglio, scrivendo accanto i suoi appunti.
Arrivò all’ultimo corridoio, appena fece la curva si trovò di fronte una scena un po’ strana, infatti ad un certo punto Mattew ebbe paura e si nascose nella curva del corridoio. C’era un quadro molto strano, di autore ignoto. Era raffigurato un serpente rosso sangue, arrotolato su se stesso, con gli occhi che fissavano il visitatore, quasi ad ipnotizzarlo.





Un uomo si avvicinò per osservarlo più da vicino e gli occhi del serpente emanarono una luce rossa che lo fecero svenire. Il professore era una persona molto buona, disposta ad aiutare tutti anche in una situazione di terrore. Appena vide l’uomo svenire si avvicinò e disse:
-Ehi, buon uomo si sente bene?- dandogli dei colpetti sulle guance per rianimarlo.
-Mi scusi signore, lo lasci a noi- disse une voce cupa e pesante. Mattew alzò lo sguardo e vide un uomo molto elegante e di grande stima: il direttore del museo, il signor Baldon. Lui e le sue guardie presero l’uomo e se ne andarono. Mattew li vide fino a quando non scomparirono in una porta accanto al dipinto. Appena aprirono la porta si sentì una musica molto lontana, una melodia suonata con un violino, però non riuscì a capire di che canzone si trattasse. Non ebbe il coraggio di rivedere il quadro, così se ne andò, convinto che avrebbe scoperto qualcosa riguardo l’accaduto.
Ritornò in albergo, cenò, e mentre guardava la tv qualcuno bussò alla porta della sua camera, andò ad aprire e trovò un bambino con una busta in mano. Aveva dei vestiti semplici e una borsa a tracolla. Aveva un viso molto magro, la fronte era coperta dai suoi lunghi capelli e gli occhi si vedevano a stento. Appena vide il professore sulla soglia della porta gli disse:
-Salve, il direttore Baldon mi ha dato questa busta per lei- e gliela porse.
-Grazie. Di un po’, ma tu lo conosci bene il direttore?- disse il professore, per indagare sull’accaduto, mentre con una mano gli fece il gesto di entrare.
-Si, io sono il suo porta buste, in pratica porto le lettere- rispose.
-Come ti chiami?-
-Jack.- era un tipo molto sveglio e intelligente, che sapeva studiare le persone già al primo incontro- Io la voglio avvisare, perché mi sembra un tipo sveglio e buono. Il mio lavoro non è bello come sembra, perché di solito le persone a cui porto le lettere fanno una brutta fine. E’ per via delle scomparse misteriose, lei capisce…- gli disse il bambino, dando per scontato che sapesse di cosa parlasse.
-Scomparse misteriose? Mi dispiace ma io non so niente, sono un semplice professore di Los Angeles. Sono arrivato ieri sera con l’intenzione di visitare il museo.-
-Senta io non vorrei fare la stessa fine delle altre persone solo per aver parlato, sono un povero ragazzo di tredici anni, che per racimolare qualche soldo fa questo lavoro. Se io le dico delle cose, lei non deve dire niente a nessuno- disse il ragazzo
-Si, si, non ti preoccupare-
-Tutto iniziò due anni fa, quando il signor Baldon, nonché direttore del museo, perse sua moglie. Perdendo sua moglie non sapeva più che cosa fare qui in terra, è arrivato anche a tentare di suicidarsi, sono stati i suoi amici, anche loro vedovi, che l’hanno sostenuto. Una volta mi presentai per un piccolo lavoretto senza chiedere tanti soldi in cambio. Prima di entrare nella stanza, ho sentito una discussione tra Baldon e un suo amico. Il direttore gli raccontava un sogno che aveva fatto, in cui la moglie lo implorava di trovare la sua anima nel cuore delle persone che andavano a visitare il museo, per riportarla in vita e farla smettere di cantare, però disse che solo nel cuore di una persona la poteva trovare. Naturalmente l’amico non lo credette, e iniziarono a discutere. Ad un certo punto però arrivò una sua guardia, così mi fece entrare nella stanza, e da quel giorno faccio il porta lettere. Non so perché, ma tutte le persone a cui porto le lettere muoiono. Ogni notte dal museo si sentono strane musiche e lamenti e poi ci sono degli urli fortissimi. Nessuno sa spiegarsi che cosa succede lì di notte. Molte persone hanno provato a indagare ma sono tutti morti o scomparsi. Io non so cosa combina il direttore, ma di sicuro è qualcosa di molto pericoloso e brutto-
-Bene, grazie delle informazioni. Io voglio scoprire che cosa fa il direttore, ma mi raccomando acqua in bocca. Sono un uomo buono, e voglio che nel mondo regni la pace- disse Mattew sicuro di sé.
-Si, si non si preoccupi. Ogni volta che consegno le buste sembra di condannare a morte quella povera gente. Se vuole posso aiutarla. Voglio che le cose cambino, e soprattutto voglio scoprire la verità. Forse dopo potranno cambiare le cose anche per me e per il mio lavoro. Allora che ne dice?- gli chiese il ragazzo, quasi implorandolo.
Il professore acconsentì. Si strinsero la mano da buoni amici e complici e poi Jack se ne andò lasciando Mattew solo con la sua busta. Non ebbe il coraggio di aprirla dopo quello che gli aveva detto Jack. Però si fece forza e la aprì. Dentro c’era un foglio doppio e macchiato con del sangue, e al centro c’era scritto:

N’EMPIE’ TENT PAS, SI NON VOUS FINIREZ MAL
NON TI INTROMETTERE, ALTRIMENTI FARAI UNA BRUTTA FINE

Il professore ebbe molta paura, poi però si tranquillizzò e ci dormi sopra.
La mattina si preparò e andò al museo. Arrivò al quadro del giorno prima, e vide che c’era un altro uomo. Senza farsi vedere andò dietro ad una tenda rossa, proprio di fronte al quadro.








 Prese un altro block-notes e iniziò a scrivere tutto quello che vedeva.






Ad un certo punto successe la stessa cosa del giorno prima. Decise di fare una pazzia, di rimanere al museo, e di passarci la notte. Rimase dietro la tenda per tutto il pomeriggio, e ad un certo punto arrivò Jack, appena lo vide Mattew lo chiamò:
-Jack, Jack!- con un filo di voce, per non farsi sentire.
Il ragazzo quasi spaventato si guardò intorno e vide il professore. Piano piano, senza farsi notare, andò da lui e gli disse:
-Ma che ci fai qui?-
-Rimango tutta la notte qui per scoprire qualcosa. Tu, invece?-
-Io passo ogni sera per vedere se devo consegnare qualche lettera- rispose il ragazzo a malincuore.
-Sono stato tutto il pomeriggio qui e hanno ipnotizzato un altro uomo che guardava quel quadro- e gli indicò il quadro di fronte, con il serpente- Però per fortuna oltre a me non c’era nessuno e non mi hanno visto-
-Uh… che bello! Allora io vado dentro, e poi quando dico di andarmene vengo qui da te, così rimango e scopriamo qualcosa-
-Ok- disse il professore, con un po’ di felicità, perché aveva paura a rimanere di notte nel museo da solo.
Verso mezzanotte chiusero il museo e Jack e Mattew, dopo essersi accertati che non c’era nessuna guardia nei corridoi, uscirono allo scoperto. Non guardarono per niente il quadro, aprirono la porta accanto e vi entrarono.                                                                                             C’era un corridoio molto stretto e basso, e soprattutto buio. In fondo alla galleria c’era una porta, l’aprirono appena e videro il direttore, sempre elegante, con dei lunghi guanti macchiati di sangue ed immersi nel torace di un uomo e tutti i suoi amici a guardare. Jack e Mattew non entrarono, chiusero lentamente la porta per non farsi sentire, ma scricchiolò. Tutti si girarono verso la porta, il direttore si fermò, posò tutto quello che aveva e andò ad aprire la porta. Non c’era nessuno. Jack e Mattew erano andati in una stanza accanto. Appena entrarono sentirono una strana musica, la stanza era tutta buia, c’era solo una finestra molto piccola, con un reticolo, che dava proprio sulla stanza accanto. Era molto alta, infatti solo in professore vide tutto quello che stava facendo Baldon. Un suo amico aveva un barattolo, e Baldon, con le mani nel torace dell’uomo, tirò fuori il suo cuore, tagliò le vene che non servivano e con il cuore in mano urlò a squarciagola:
-Amore, torna da me. Che la tua anima sia libera!-
Non successe niente, mise il cuore nel barattolo e, senza chiudere il torace dell’uomo, si tolse i guanti e se ne andarono tutti.
 Jack era troppo basso e per tutto il tempo stette ad aspettare. Ad un certo punto disse:
-Mattew, ma sei tu che mi tocchi la gamba?-
-Ma come faccio a toccarti la gamba se sto qui sopra a guardare a questi- rispose il professore un po’ infastidito. Poi però nell’oscurità si guardarono tutti e due perplessi e curiosi allo stesso tempo. Il professore disse:
-Jack non ti muovere aspetta- Mattew scese dalla piattaforma su cui era salito. Lui fumava, così prese l’accendino che aveva in tasca e illuminò per quello che poteva la stanza. Prima che Jack poté urlare Mattew gli chiuse la bocca. Avevano visto l’orrore. C’erano tanti corpi in putrefazione, con delle tuniche e sotto di loro una graticola con una pozza di sangue. C’era una scala, vi salirono e sopra c’erano tanti bauli con dei teschi sopra. In un angolo c’era un lenzuolo che si muoveva da solo che da un gira dischi sentiva la quinta sinfonia di Beethoven. Il corpo si dondolava e canticchiava la melodia della sinfonia, era seduto su uno sgabello, rivolto verso i visitatori. Dal lenzuolo c’era solo un buco dalla parte del capo, dove c’era un viso bianco, spettrale, gli occhi erano cavati.





 I due si spaventarono a morte, appena videro quell’orrore se ne andarono velocemente. Dalla finestra videro che nelle stanza accanto non c’era nessuno, così andarono. Piano piano entrarono, presero le loro torce, le accesero, e videro uno spettacolo orribile. Alla loro destra e alla loro sinistra c’erano degli scaffali e in ogni scompartimento c’erano dei barattoli con dei cuori immersi nel sangue delle vittime. Rimasero tutti e due sconvolti ed ebbero anche paura, poi però iniziarono a frugare. Mentre Jack guardava i barattoli, il professore si avvicinò ad un tavolo dove c’erano tutti gli strumenti insanguinati, che usa un medico nelle operazioni. Alle pareti erano appesi vari quadri e foto, però Mattew si avvicinò ad un prospetto, in cui c’era un titolo enorme, rosso, con le lettere strane, in cui c’era scritto:

O.D.R.
ORGANISATION DE LA REINCARNATION
ORGANIZZAZIONE DELLA REINCARNAZIONE

Poi sotto c’erano le varie regole da seguire, e tra quelle c’era una che colpì il professore: “chi guarda il serpente ha un’anima forte”. Sotto c’era un’altra nota che diceva: “l’organizzazione non smetterà di uccidere fino a quando non troverà l’anima della signora Baldon, per riportarla in vita”. Dalla parte opposta da cui erano entrati c’era un’altra porta.
Jack, dopo che guardò i barattoli, andò al centro della stanza, dove c’era un lenzuolo bianco con una macchia di sangue al centro. Chiamò Mattew e insieme lo alzarono, il loro cuore arrivò in gola quando videro l’uomo con il torace aperto in un enorme foro, senza cuore. Il professore lo riconobbe, perché era l’uomo che il pomeriggio era stato ipnotizzato. Mattew scrisse tutto quello che vide, sul block-notes che aveva usato il pomeriggio.
Dopo aver analizzato a fondo la stanza, i due stavano osservando i barattoli e ad un certo punto si accese la luce rossa e si chiusero tutte le porte. Jack e Mattew si spaventarono e ad un tratto, mentre stavano distruggendo la piccola finestra per scappare, vennero addormentati con dell’acido.

IL DIRETTORE GLI AVEVA SCOPERTI!!!

Al loro risveglio si trovarono accanto, su due lettini, legati alle mani e ai piedi. Vicino a loro c’era il direttore che preparava gli strumenti per il suo solito rito. Appena vide che si erano svegliati disse:
-Salve. Professore, io l’avevo avvisata, ma lei non mi ha dato ascolto. Se prima le persone che guardavano il serpente avevano un’anima forte e forse avevano l’anima di mia moglie, ora sono convinto che sia nel vostro cuore, professore. Così finalmente potrà tornare in vita- e si fece una risatina di soddisfazione.
-Ma che cosa dice, lei è pazzo!- disse Mattew agitandosi.
-Lo sto facendo per far tornare in vita mia moglie. E tu, Jack, perché l’hai fatto?-
-Perché consegnando le lettere facevo morire quelle persone innocenti, che non centrano niente- urlò il ragazzo.
Intanto Baldon prese tutti gli strumenti necessari e li mise in un piatto a fianco a Mattew, e si iniziò a mettere i guanti. Jack era molto spaventato e si muoveva cercando di liberarsi, senza nessun risultato. Il professore fece la stessa cosa, poi però ebbe un’idea. Con le mani legate si girò e prese, tra gli strumenti un coltelletto che serviva per tagliare il torace e iniziò a sfregarlo contro la corda. Il taglio era piccolo e i movimenti molto lenti, però piano piano iniziò a tagliare.                                                                                                Il direttore era steso per terra, concentrato a pregare di fronte alla foto della moglie. Ad un tratto, mentre Jack era ormai in lacrime rassegnato a dover morire, Mattew si liberò alle mani, e con un calcio alla testa fece svenire Baldon, poi si liberò e liberò anche Jack, e insieme scapparono verso l’unica via d’uscita, cioè la porta da cui era entrato Baldon, l’unica ancora aperta. Dopo la porta c’era un labirinto, piccolo ma molto intricato. Ad ogni parete c’erano delle fiaccole.





Mattew, dai lamenti, si accorse che il direttore si era ripreso e li stava inseguendo. Davanti a loro c’erano tre strade. Il professore dai suoi studi aveva scoperto che in Francia dai labirinti si poteva uscire solo in un modo, con la regola della destra/sinistra, in cui metti o la mano destra o la mano sinistra alla parete del labirinto e scegli tutte le strade che ti permettono di non togliere la mano. Così disse:
-Jack, il direttore ci sta raggiungendo, prendiamo il primo corridoio, metti la mano destra sulla parete e non la togliere mai-
-Ok, però sbrighiamoci- rispose Jack agitato, guardandosi alle spalle.
Fecero come si erano detti e iniziarono a correre.                                             
Ad un tratto arrivarono alla fine, ma non c’era l’uscita, c’erano i corpi delle persone che l’organizzazione aveva ucciso recentemente, impiccati, con una tunica con un buco in direzione del torace, e all’interno non c’era niente, perché il cuore l’avevano preso.                                              
 Sotto i corpi c’erano delle pozze di sangue.
             Da lontano si sentivano le urla di Baldon, presi dallo spavento e dalla paura di essere uccisi, aspettarono il direttore ad una curva e lo colpirono ancora. Iniziarono a correre per arrivare al punto di partenza, però Baldon si riprese velocemente e riuscì a prendere Jack e a colpirlo ad una gamba.                      Intanto il professore arrivò al punto di partenza, ma non vedendo Jack tornò indietro. A metà percorso si trovò faccia a faccia con il direttore, che gli disse:
-Vieni qui, brutto ficcanaso, ridammi mia moglie!- come un pazzo, con un coltello in mano, si buttò sopra Mattew che per difendersi gli lanciò la torcia che aveva nella tasca, senza colpirlo. Si ritrovarono a combattere a terra, Baldon con il coltello e Mattew senza nessun’arma. Ad un tratto il direttore, che si trovava sopra il professore, cadde a terra moribondo, con la testa sanguinante, e lentamente morì. Dietro a Baldon c’era Jack che con una gamba ferita aveva preso la torcia, che prima Mattew aveva lanciato, e gliel’aveva tirata sulla testa. I due tornarono nelle stanza dell’organizzazione e si medicarono. Il giorno dopo andarono nelle stanza dove prima si sentiva la musica e videro che non c’era più niente. Capirono che quel lenzuolo era la moglie e che con la morte del signor Baldon era morta definitivamente anche lei. In seguito l’organizzazione fu sciolta, Mattew divenne il nuovo direttore del museo e Jack il suo aiutante. Tutti gli appunti del professore su Baldon furono pubblicati e Mattew divenne ancora più famoso. 



Chiara Dinunzio