IL TRILLO DEL DIAVOLO
Nel conservatorio Leoncavallo la
giornata iniziò come tante altre.
I ragazzi si affollavano nei
corridoi diretti nelle aule , da alcune di esse proveniva il suono di strumenti
in accordatura, da altre soltanto il vociare che caratterizzava l’inizio delle
lezioni.
Qualche professore si attardava a
parlare nei corridoi con gli studenti, altri bevevano un caffè preso al
distributore vicino all’ingresso.
Linus entrò con il suo passo
lento e leggermente ondulante, in una mano il violino nella custodia nell’altra
un fascio di spartiti.
Era un ragazzo strano Linus, i
capelli sembravano aver litigato con il pettine da molti anni, scendevano sugli
occhi nocciola in modo scomposto per poi ripiegare verso le orecchie e
proseguire verso la nuca dove un elastico li costringeva a diventare un codino
simile ad uno spazzolino.
Il soprannome “Linus” se lo
portava dietro dalle medie a causa del suo carattere chiuso e insicuro, l’unica
cosa che lo faceva sentire bene era la musica così che il violino era diventato
tutto il suo mondo.
Quel violino era suo amico, suo
fratello, sua madre, suo padre e perfino se stesso.
Si incamminò per il lungo
corridoio e arrivò davanti all’aula di musica, era appena entrato quando il
suono acuto di una sirena coprì gli accordi che provenivano dall’aula, dalla
finestra entrarono le luci azzurrine della macchina della polizia, ruotarono
intorno alla stanza e poi sparirono seguite dall’urlo della sirena.
Tutti gli studenti si
affacciarono alla finestra, Linus andò a sedersi al suo solito posto.
La notizia non tardò ad arrivare,
i cellulari cominciarono a suonare, a chi una chiamata a chi un SMS: Il corpo
di un ragazzo era stato trovato nel parco vicino al conservatorio, quello dove
i bambini andavano a giocare e gli studenti a passeggiare. Il ragazzo non era
stato identificato, era appeso ad un albero a testa in giù, qualcuno gli aveva
tagliato la gola.
Al conservatorio non arrivarono
altre notizie, soltanto l’urlo insistente delle sirene della polizia e
dell’ambulanza ormai inutile, tuttavia gli studenti continuavano a stare con il
naso appiccicato ai vetri delle finestre come se al di là fosse in corso uno
spettacolo imperdibile. Linus capì che per quel giorno non sarebbe stato
possibile fare lezione, riprese il suo strumento e si diresse verso l’uscita.
Imboccò la solita scorciatoia,
quella che costeggiava il mercato rionale per sbucare direttamente nella
piazzetta dove si affacciavano tre enormi condomini, lui abitava in quello a
sinistra con la facciata dipinta di verde un po’ scrostata e con qualche
macchia di umido che sembrava una decorazione murale.
Mentre camminava pensava al
comportamento dei suoi compagni, non riusciva a capire come potessero eccitarsi
per un morto, “nel mondo muoiono persone continuamente e non c’è nulla di
eccezionale” si diceva “ è anche vero che quello è stato assassinato, ma non
capisco lo stesso cosa ci sia di tanto eccitante. Un poveraccio è morto
ammazzato che ci facciamo un film? “
Intanto era arrivato al portone
si girò guardando in alto sperando che non piovesse, fu in quel momento che gli
sembrò di vedere muoversi la tenda della finestra al quinto piano del palazzo
di fronte, pensò che quell’appartamento era vuoto da anni e che forse
finalmente l’avevano affittato ma siccome di quello che faceva la gente non
gliene fregava niente aprì il portone e se ne tornò a casa.
Trascorse la giornata a sentire
musica nelle cuffie, voleva isolarsi e quello era il modo migliore che
conoscesse, finché sua madre non entrò nella stanza sbraitando che quello non
era il modo di passare il tempo che si desse una mossa possibilmente desse
anche una mano a casa, che lì tutti lavoravano sodo tutto il giorno. Non era
una cattiva madre la sua, aveva capito e assecondato la sua passione per la
musica ma era sola a portare avanti la famiglia e lavorava sodo tutto il
giorno.
Il padre di Linus se ne era
andato un giorno di Gennaio, nessuno ricordava più il motivo neanche sua madre
ma tutti sapevano che era stato meglio così per tutti perché quell’uomo in una
famiglia stonava come un pianoforte non accordato.
Prese con il solito fare
indolente il sacchetto della spazzatura e scese le scale al buio, gli piaceva
quel piccolo rischio incontrato ad ogni scalino, quando uscì fuori si accorse
che era già buio.
“Accidenti” pensò “forse mia
madre non ha tutti i torti “, stava per rientrare quando sentì un suono, era
l’inconfondibile suono di un violino. Tornò indietro e si mise in ascolto
cercando di indovinare la provenienza del suono. Si incamminò dirigendosi verso
l’angolo opposto della piazzetta, quello dove non andava mai nessuno perché non
era mai stato messo un lampione ed era sempre avvolto da un buio denso che
faceva paura.
Arrivato nell’angolo ebbe un
attimo di esitazione, non riusciva a vedere nessuno ma il suono veniva
sicuramente da lì, aveva riconosciuto la musica di Tartini: “ Il trillo del
diavolo”, la curiosità fu più forte della paura mosse un passo restando metà
alla luce e per metà inghiottito dal buio
<< Chi c’è? >> chiese
Il suono cessò improvvisamente ma
nessuno rispose
<< Dai chi sei? Suoni bene,
anzi, molto bene. Anch’io suono il violino >>
Dall’oscurità emerse una figura
che gli sembrò irreale, era una ragazza vestita con un leggero abito di lino
indiano sbracciato e che le arrivava alle caviglie. Linus notò che era scalza e
si stupì visto che la temperatura era vicina agli zero gradi.
Era bella, di una bellezza strana
che costrinse il ragazzo a non toglierle gli occhi da dosso, lunghi capelli
castani con riflessi ramati le ricadevano sulle spalle e incorniciavano il viso
dai tratti delicati, aveva grandi occhi verdi color smeraldo incorniciati da lunghe
ciglia, ma quello che più di tutto conquistò Linus fu il sorriso, dolcissimo e
misterioso.
<< Mi chiamo Linus >>
furono le uniche parole che riuscì a dire
<< Isolde >> la
ragazza si strinse il violino al petto
Rimasero a guardarsi senza
parlare finché la ragazza senza dire nulla se ne andò.
Linus la seguì con sguardo e vide
che entrava nel palazzo di fronte al suo, pensò che era lei la nuova inquilina
dell’appartamento vuoto.
Il giorno dopo il primo pensiero
di Linus fu per la ragazza, uscendo da casa guardò la finestra, era chiusa e
non si vedeva niente, si avviò per la solita strada che lo portava al
conservatorio ma l’unica musica che sentiva in testa e nel cuore era il Trillo
del diavolo.
A scuola rese poco, era distratto
e non prendeva gli accordi, l’unica cosa che voleva era rivedere Isolde, alla
fine delle lezioni mentre stava per uscire fu fermato da Dario, un suo vecchio
amico, l’unico con il quale scambiava qualche parola.
<< Hai saputo di Vincenzo?
>> gli chiese
<< Vincenzo chi? >>
in realtà non gliene fregava niente di nessuno
<< Ma tu dove vivi? Ieri è
stato trovato morto un ragazzo questo almeno lo sai? >>
<< Si questo almeno lo so
>> Linus voleva andarsene
<< Era Vincenzo capisci? Il
morto era un nostro amico >> Dario parlava agitando le mani
<< Io non ho amici >>
Linus lo lasciò lì sui gradini del Conservatorio a bocca aperta
<< Linus >> Dario lo
chiamò ma lui non si girò << lo
sai che sei un bello stronzo? >>
“ Si lo so “ pensò “ lo sono
sempre stato ma non è colpa mia, o forse si non so. So soltanto che quando mio
padre se ne andò per noi iniziò la fine e mia madre non è stata più la stessa
poveretta, e poveretti anche noi due fratelli. Ma forse ha ragione Dario, tutto
questo non mi giustifica, se sono stato male io non è detto che devono stare
male tutti. Se riuscissi ad amare qualcuno forse sarei diverso” e pensò a
Isolde.
Arrivato nella piazzetta alzò
subito lo sguardo al quinto piano, la finestra era sempre sbarrata e la casa
sembrava disabitata come sempre, a Linus sembrò strano e pensò che forse si era
sbagliato forse la ragazza era ospite di qualche parente in un altro
appartamento, inutile fissarsi con quella finestra, però la sera scese lo
stesso con la scusa di buttare la spazzatura.
Arrivato nella piazzetta sentì di
nuovo la musica, il cuore fece un salto, questa volta andò sicuro verso il
buio.
Isolde lo aspettava seduta su un
muretto, aveva il vestito della sera prima
<< Ma non hai freddo?
>> le chiese
<< Io non ho mai
freddo>> rispose la ragazza
Quella sera suonarono insieme nascosti
nell’angolo buio.
Gli incontri continuarono per
tutta la settimana, tutte le sere alla stessa ora si incontravano e suonavano
insieme, poi la ragazza spariva nel portone del condominio senza dire nulla.
Quella settimana un altro ragazzo
del conservatorio fu trovato morto nel parcheggio del supermercato dall’altra
parte del parco dove era stato trovato il primo ragazzo.
Era stato ucciso nello stesso
modo, anche questa volta i giornali dissero che quelle morti erano sicuramente
opera di uno psicopatico che tagliava la gola alle sue vittime che morivano
dissanguate, la cosa strana era che non si trovava il sangue. La polizia
sospettava che l’assassino lo raccogliesse per portarlo via.
In città si diffuse il panico,
quelle morti erano terribili e la gente non usciva più da casa soprattutto i
giovani che sembravano essere le vittime preferite dal killer.
La Domenica sera Linus non trovò
Isolde al solito posto, l’aspettò inutilmente per due ore, quando si sentì
completamente congelato si convinse a tornare a casa, ma non faceva che pensare
alla ragazza.
A mezzanotte non ce la fece più
doveva andare a cercare Isolde, entrò nel portone del palazzo di fronte
sperando di non essere visto da qualche persona che abitava lì, salì al buio
fino al quinto piano e andò a bussare alla porta dell’appartamento con la
finestra sbarrata, non rispose nessuno e dopo un po’ si decise ad andare via,
sentendo un rumore si nascose e vide un uomo anziano uscire dall’ascensore,
aveva una valigetta in mano, aprì la porta dell’appartamento ed entrò in
fretta.
Linus si chiese chi era
quell’uomo, gli era sembrato troppo anziano per essere il padre, forse il
nonno.
Non sapeva perché ma era sicuro
che la ragazza abitasse proprio in quella casa.
Il terzo cadavere fu trovato il
giorno dopo appeso ad un lampione sulla strada che portava fuori città, sempre
vicino alla zona del conservatorio, questa volta era una ragazza.
Uscendo da casa Linus guardò in
alto, la finestra era sbarrata, come sempre.
Entrò deciso nel portone e salì
le scale, non aveva intenzione di rinunciare a quella ragazza di cui era
innamorato, arrivato davanti alla porta bussò piano, nessuno aprì,bussò più
forte. Niente.
Allora provò a spingere la porta
che stranamente si aprì, entrò si sentiva insicuro e aveva paura che il nonno
della ragazza si arrabbiasse ma in casa sembrava non esserci nessuno. Girò per
le stanze, erano vuote soltanto in una c’era un piccolo tavolo e due sedie.
Andò nel bagno anche questo sembrava vuoto, provò ad accendere la luce ma non
funzionava, gli sembrò di vedere qualcosa nella vasca, si avvicinò e si accorse
che era una vecchia coperta, si girò per andare via ma ci ripensò. Tornò
indietro e tolse la coperta, sotto c’era un compensato lo sollevò.
Rannicchiata tra due coperte
c’era Isolde, Linus era stupito le toccò una spalla e la ragazza si svegliò,
non sembrò stupita di vederlo gli disse solo di non accendere la luce
<< La luce mi fa male
>> disse
Linus ubbidì era disposto a fare
tutto per quella ragazza anche le cose più strane, da quel giorno la mattina
quando usciva da casa non prendeva la strada per il conservatorio ma saliva le
scale del palazzo di fronte.
Un mese dopo la polizia scoprì il killer, una delle vittime si era
ribellata ed era riuscita a gridare, alcuni passanti erano intervenuti e
avevano chiamato la polizia, l’uomo si era suicidato buttandosi da un ponte.
Linus riconobbe dalle foto dei
giornali il nonno di Isolde, corse dalla ragazza ma lei gli disse che quello
non era suo nonno e nemmeno suo parente.
Qualche giorno dopo Linus trovò
Isolde in preda a tremori fortissimi, voleva chiamare un medico ma la ragazza
non voleva finalmente si decise a spiegare quale fosse la sua malattia.
Isolde era una ragazza vampiro,
l’uomo che viveva con lei era stato il suo fidanzato mortale, lui era
invecchiato ma lei no. Era lui che le procurava il sangue necessario alla sua
sopravvivenza adesso avrebbe dovuto fare da sola.
Quella notte l’incubo per la
città ritornò, una donna che tornava dal lavoro fu aggredita e uccisa, non
trovarono il sangue vicino al corpo.
Mentre era alla finestra e pensava a Isolde,
Linus vide una figura arrampicarsi sui muri del palazzo di fronte, sembrava un
ragno, agilissima raggiunse la finestra e sparì.
Linus capì in quel momento la
decisione da prendere, preparò una piccola valigia e il violino.
Due mesi dopo in una città della
Francia del sud fu scoperto il corpo di un ragazzo al quale era stata tagliata
la gola, la cosa strana era che non fu trovato sangue vicino al corpo.
Di Linus nessuno seppe più nulla.