IL LIBRO MAGICO



Penny è la baby-sitter di Lucy da quando quest’ultima aveva 3 anni. Penny ha 20 anni e la vita l’ha messa a dura prova quando due anni prima i suoi genitori morirono. Appena trovò questo lavoro estivo nella famiglia Bodler si è dovuta trasferire a San Francisco, e da allora guadagna qualcosa per pagarsi gli studi invernali e si è anche trovata una nuova famiglia.

-…Da allora Harry non andò più a trovarlo- finiva così la storia di quella sera. Penny, infatti, era costretta ogni sera a raccontare a Lucy una storia del libro verde per farla addormentare. Si era addormentata alla fine della storia e Penny si fermò un attimo prima di mettere il libro nello scaffale. Iniziò ad osservare il viso piccolo di Lucy, con le guance rosse dal calore e il lenzuolo sulle gambe. La luce del comodino illuminava i capelli della piccola color oro. Dopo Penny prese il librone e lo chiuse, ma successe qualcosa di strano, la sua mano entrò in quella pagina. Lei prima si spaventò, poi si sistemò i capelli lunghi e rossi dietro le orecchie e riprovò, per vedere se aveva avuto un’allucinazione o era accaduto veramente. La mano rientrò di nuovo. Si spaventò tantissimo e vide se la pagina era bucata o c’era qualcosa, ma niente. 



Scioccata chiuse il libro in fretta, lo prese con forza, perché era pesante e lo mise nella libreria, poi andò nella sua stanza. Si mise nel letto e vide sul comodino i suoi racconti. Ripensò al passato, infatti lei scriveva, ma dopo la morte dei genitori promise a se stessa che non avrebbe scritto più, perché aveva smesso di sognare, lei infatti voleva fare la scrittrice. Poi si mise a dormire.
La mattina portò Lucy al parco, poi pranzarono e il pomeriggio giocarono. La sera Penny, come tutte le sere, prese il librone verde, ma quella sera ebbe paura e lo aprì lentamente, poi iniziò a raccontare la storia a Lucy. Dopo un po’ la bambina si addormentò e lei interruppe il racconto. Prima di mettere tutto in ordine provò se il libro faceva lo stesso scherzo della sera precedente e fu così. A quel punto incuriosita mise il libro per terra e lentamente entrò. Non vide più la camera di Lucy, ma una soffitta buia, con una finestra bassa e tante scatole e bauli aperti con dei giochi. 




Sopra di lei c’era un vortice nero da cui era entrata. 





Appena si trovò lì rimase sconvolta. Ad un tratto si ricordò della storia che stava leggendo a Lucy, parlava di una soffitta, ma non conosceva la fine, perché non l’aveva letta. Poi disse:
-C’è qualcuno?-
-Ssshh, silenzio!- rispose una voce. Penny si voltò e vide un bambino con un bastone in mano in un angolo.
-Chi sei?- domandò Penny, mettendosi sulla difensiva.
-Ssshh, non gridare. Sono stato fortunato, almeno avrò dei rinforzi- disse il bambino facendo un sospiro di sollievo, poi aggiunse-Ciao, io sono John, tu?-
-Io sono Penny. Aspetta ma rinforzi per che cosa?- chiese spaventata.
-Stanno per arrivare gli alieni perché si vogliono impadronire del nostro pianeta. Noi dobbiamo sconfiggerli per salvare la Terra, così diventeremo famosi- disse John sorridendo all'ultimo pensiero.
-Alieni? Combattere? Ma che stai dicendo!- urlò Penny sbalordita ma in fondo incuriosita all'idea di combattere con degli alieni.
-Ssshh… Non urlare!- DISSE John, chiudendo la bocca a Penny, poi aggiunse –Guarda! Sono arrivati!- e indicò la finestra –Ora tu vai dietro a quel baule e aspetta le mie indicazioni-
Penny fece come gli aveva ordinato John, anche se non sopportava l’idea di essere comandata da un bambino di appena 7 o 8 anni. Poi guardò la finestra e vide una forte luce verde. Incuriosita Penny non staccò gli occhi dalla finestra e ad un tratto una gelatina rossa con una scossa elettrica, che partì dal suo braccio, ruppe la finestra. I frammenti arrivarono vicino al baule di Penny, che si nascose di più. Dalla finestra entrarono altra 4 gelatine rosse tutte uguali. Erano diverse solo per altezza e robustezza. Avevano due braccia, tre gambe gelatinose e due occhi gialli. La testa era ovale e non avevano il collo, perché il capo si collegava direttamente con le braccia. Penny guardava John, ma non riceveva nessun segnale. Gli alieni iniziarono a distruggere tutte le scatole e i bauli, così John per evitare che facessero del male a Penny urlo:
-Brutti alieni, siete arrivati sin qui per rubarci il pianeta e…-  uscì allo scoperto e non riuscì neanche a terminare la frase che il più robusto degli alieni lo prese, facendogli cadere il bastone, e gli chiuse la bocca. Il bastone rotolò, arrivò a Penny e si illuminò. Lei si spaventò, poi però vide John. L’avevano preso e gli dicevano delle cose in una lingua strana. Penny vedendo la grave situazione in cui si trovava John, uscì allo scoperto, prese il bastone e lo puntò contro di loro, ne uscì una luce fortissima e incontrollabile che finì sul pavimento. Gli alieni rimasero sconvolti, liberarono John e uno di loro portò un macchinario a Penny dove c’era scritto: “Non vogliamo il vostro pianeta, siamo solo venuti per cercare una pozione che può guarire i nostri genitori da una grave malattia. Vi prego abbiamo bisogno di voi.”
Penny intenerita decise di aiutarli. In un baule infatti c’era un’ampolla con un liquido verde, Penny lo prese e glielo diede. Gli alieni per ringraziarli presero due sfere e diedero una a John a una a Penny, in modo che potessero vedere le immagini del loro pianeta, poi se ne andarono. I due rimasero tutta la notte l’, Penny guardava la sfera con meraviglia e John non si dava pace per aver sbagliato previsione sugli alieni. Inoltre aveva esaurito le cariche per il suo bastone luminoso in grado di disintegrare gli alieni. Dopo aver vissuto la storia che doveva raccontare a Lucy, Penny decise di ritornare alla realtà. Salutò il suo amico e uscì dal vortice nero che si trovava sulla bassa soffitta. In un attimo si ritrovò nella camera di Lucy. Notò subito che non era passato neanche un secondo da quando era entrata nel libro, perché erano sempre le 9.30. andò a dormire felice quella sera, perché aveva vissuto un’avventura fantastica, proprio come piacevano a lei.
Il giorno seguente andarono al parco e il pomeriggio giocarono. La sera  Penny prese il librone, contenta, e lo aprì. Fece scegliere la storia a Lucy e iniziò a narrarla. Dopo un po’ si addormentò e incuriosita dalla fine della storia si immerse nel libro, come aveva fatto io giorno prima, e si ritrovò in un laboratorio. Sopra di lei c’era il solito buco nero per tornare alla realtà. Il laboratorio era enorme e illuminato da tanti neon gialli. C’erano tavoli enormi, bianche con tantissimi strumenti scientifici e ampolle piccole e grandi, con diversi liquidi di colore diverso. Al centro della stanza c’era una gabbia di vetro e accanto un lettino, dove si trovava Penny. Ad un tratto sentì un rumore e si mise dietro al lettino. Dall’altra parte della stanza una porta enorme, telecomandata da un codice, si aprì e uscì un uomo con un camice da dottore e dei capelli ricci e scombinati. Aveva l’aria misteriosa e soddisfatta. Quando la porta si aprì Penny vide di sfuggita un’altra stanza. Con un computer e un lettino con qualcuno sopra, poi la porta si chiuse. Quell’uomo prese delle pinze, poi inserì un codice e rientrò nell’altra stanza e immediatamente la porta si chiuse alle sue spalle. Penny riuscì a vedere il codice, era 48593. appena la porta si chiuse lei uscì allo scoperto e si avvicinò a quest’ultima per vedere se si sentiva qualcosa o se c’era qualcosa, ma niente. Poi si mise ad osservare le varie ampolle. Ad un tratto si sentì un urlo: “Aiuto!”. Penny si spaventò, ma intuì che proveniva dalla stanza accanto, senza pensarci mise il codice e vi entrò. Si trovò d’avanti uno spettacolo sconvolgete. Dalla parete alla sua destra a quella alla sua sinistra c’erano dei robot tutti in fila al muro, al centro della stanza c’erano il computer e il lettino come aveva visto prima. Sopra al lettino c’era un ragazzo più o meno della sua età, con le mani e i piedi legati, e dei fili sul torace collegati al computer. Aveva gli occhi azzurri e i capelli scuri, ed era terrorizzato. Appena la vide disse:
-Ti prego aiutami, il dottor May se n’è andato dall’uscita sul retro e non tornerà prima di due ore, il tempo che ci vuole per trasformarmi in una macchina. Ti prego aiutami, devi solo scollegare i fili e liberarmi, il resto lo farò io-
Penny era sconvolta ma non esitò un momento, sgancio le fibbie di metallo e poi tolse dalla pelle i fili blu che terminavano con un ago. Il ragazzo si alzò, prese il controllo del computer e iniziò a parlare, per far dimenticare a Penny tutto quello che aveva visto e vissuto.
-Io sono Mark, tu?-
-Io sono Penny- rispose freddissima, e ancora terrorizzata da tutti quei robot.
-Sai, il dottor May vuole trasformare tutti in robot per creare una nuova società, e lo stava facendo con me perché qualche tempo fa iniziai ad indagare e scoprii tutto-
-Ma come fa a trasformarli?- chiese Penny tranquillizzata e incuriosita
-Lui li porta qua con l’inganno, poi trasmette tutti gli organi delle persone ai robot attraverso il computer, come stava facendo con me con quel robot- e gli indicò il robot accanto-collegato anche esso al computer-





Poi aggiunse-Sono robot solo esteticamente, all'interno sono fatti come noi umani-
-Tu ora che stai facendo?-
-Sto disattivando tutti i robot, perché visto che non è stato creato un altro robot loro tra un po’ capterebbero il segnale e si attiverebbero- poi aggiunse –Ecco, fatto!- concluse sorridendo.
-Sei bravo con i computer- disse Penny e lui rispose con un sorriso, poi aggiunse:
-Volevo ringraziarti per avermi salvato- e gli fece un sorriso.
-Figurati- disse Penny arrossendo.
I due si incamminarono verso la porta, stavano per mettere il codice quando ad un tratto successe una cosa strana, tutti gli occhi dei robot si illuminarono di una luce rossa e verde e iniziarono a camminare, con le loro gambe metalliche, verso di loro che si trovavano vicino alla porta. Mark vide il computer ed esclamò:
-Oh no! Ho sbagliato a mettere il codice!-
-Che cosa? E ora come facciamo, qui siamo bloccati!- disse Penny agitata.
Intanto i robot li accerchiarono e i due si trovarono attaccati alla porta che divideva le due stanze. Mark, ad un tratto, strizzò gli occhi e ne uscì del laser rosso che cambiò l’ultima cifra sbagliata al computer, invece di 2 mise il 3. penny vide di sfuggita sul monitor che c’era la stessa combinazione di numeri della porta, ma non disse niente, perché era troppo preoccupata a proteggersi dai robot che stavano avanzando ancora di più. Quando Mark cambiò la cifra i robot caddero a terra e Penny fece un sospiro di sollievo abbracciando Mark. Uscirono in fretta dal laboratorio e si ritrovarono nella prima sala. Tutti e due erano contenti. Penny si tolse un dubbio e gli chiese:
-Ma c’è lo stesso codice sia alla porta che al computer?-
-Si. Il dottor May ha tutti i codici uguali per non dimenticarli- e si misero a ridere.
I due si salutarono con la promessa che si sarebbero rivisti, magari in un’altra circostanza. Poi Penny risalì nel buco nero e si ritrovò nella stanza di Lucy. Mise il libro a posto e poi andò nella sua camera. Quella sera era più felice del solito, poi guardò i suoi racconti sul comodino e si ricordò di quanto fosse bello scrivere. Con questo viaggio ritrovò la gioia di vivere che aveva perso alla morte dei genitori, incominciò di nuovo a sognare  e soprattutto riprese a scrivere. Scrisse tutte le sue avventure e in seguito fece anche un libro. Ogni sera aveva il suo appuntamento fantastico e ogni volta viveva storie diverse, di: mostri, realtà virtuale, sottomarini volanti e fece anche viaggi in galassie lontane. In alcune delle sue avventure ritrovò Mark, tanto che alla fine scoppiò l’amore e lui, rinunciando ai suoi poteri, riuscì a diventare reale. In seguito portò anche Lucy nei suoi viaggi e insieme, tutti e tre, vissero avventure segrete e fantastiche.  

Chiara Dinunzio

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