Il Prescelto

Eravamo seduti in un fast food con un anziano signore sulla sessantina. Non c'erano posti, e quindi io e la mia ragazza Matilde, ci siamo seduti qui, proprio davanti a costui. Iniziammo a mangiare.

«Blah. Questo cibo è veramente disgustoso» disse « chi sa quante sostanze tossiche che ci sono in questo cibo».
Io e Matilde ci guardammo negli occhi, e dalle sue labbra carnose, scappò una piccola risata.
«Amate la fantascienza?» ci chiese improvvisamente.
«Si, certo che amiamo la fantascienza! Come ha fatto a capirlo?» dissi e chiesi sbalordito.
«Un vecchio scrittore sa riconoscere gli appassionati di questo genere letterario, no?»
«Wow, lei è uno scrittore?» chiese la mia amata compagna, con una faccia sbalordita mista a tanta curiosità.
Il presunto scrittore, fissò negli occhi Matilde, come se la volesse sfidare.
«Vuoi una prova? Ascolta questa storia» disse con tanto orgoglio.
Dopo aver bevuto un sorso d'acqua, iniziò a raccontare una storia, e dalla sua prima parola, una gigantesca immagine irreale si pose davanti al mio campo visivo, facendomi entrare nella storia come se io fossi il protagonista.
«Le enormi campagne di grano attraevano la curiosità di Roland, un ragazzo che faceva lunghe passeggiate. Se ne andava la mattina e ritornava la sera. Amava pensare, cose, tipo un mondo migliore, alle persone in difficoltà, ma in particolare ad una famiglia che non ha mai avuto, composta da una mamma e da un papà. Nella sua vita e nel suo cuore esisteva solo la sua nonna materna. I genitori erano morti in un incidente stradale, quando Roland aveva soltanto tre anni. Un giorno, ritornando a casa, vide alcune luci fluttuare nel cielo. Rimase nascosto per alcuni minuti tra le lunghe spighe di grano, affascinato da una cosa che non aveva mai visto. Nella sua testa giravano molte domande. Si chiedeva cosa fossero, e cercò di trovare tra le sue conoscenze una risposta più plausibile. Nel frattempo, una luce passò proprio sopra di lui, e dopo tutte le altre. Quando non le vide più, continuò a percorrere la strada verso casa. Una volta arrivato, ceno, diede un bacio alla nonna e andò a dormire. Oxa, la nonna di Roland, rimase un po male, perché di solito il nipote raccontava sempre ciò che fatto. Roland non riusciva a dormire. Sognava e risognava ciò che aveva visto. La mattina dopo, fece colazione e la nonna con un pacco tra le mani disse: «Tieni Roland, dentro questo sacco troverai il pranzo».
«Nonna, ti ringrazio, ma oggi sono troppo stanco» rispose. 
Dopo pranzo, il ragazzo andò a dormire. Si svegliò alle 21:30 di sera. Oxa era già a letto, però sul fornello il ragazzo trovò una pentola di melanzane inzuppate nel sugo. Uscì  un attimo per prendere una "boccata" d'aria, e involontariamente il suo occhio cadde sul polso. Vide quattro macchie che sprigionavano una debole luce. Non sapeva cosa fossero, e così  toccò la macchia centrale. Il grano davanti a lui si mosse, e da quel preciso punto uscì uno strano essere color grigio e occhi color petrolio. I due si guardarono e rimasero immobili. Anche quella misteriosa creatura aveva quattro macchie sul polso.
«Co'è? Cosa vuole? Da dove viene?» si domandò Roland.
All'improvviso la creatura stese il suo magro braccio e aprì la mano, come se volesse vedere le macchie del ragazzo. Roland capì che era una creatura innocua, e pose la sua mano su quella della creatura. Le differenze di dimensioni si notavano evidentemente. Guardandolo negli occhi e con i battiti cardiaci a mille, Roland chiese: «Chi sei tu?».
«Io sono Roh. Tu sei l'unico essere umano in questo secolo con grandi potenzialità mentali.»
La creatura aveva una voce simile a quella di un umano.
«Vuoi venire con me?» chiese al ragazzo.
«Dove? Non posso lasciare mia nonna da sola.» rispose.
La creatura congiunse le sue macchie con quelle del giovane ragazzo.
Roh e Roland si teletrasportarono su una navicella spaziale.
«E ora che tu sappia, Roland.» disse una strana voce femminile dietro il ragazzo. Roland si voltò e vide la nonna.
«Nonna, cosa ci fai qui?» domandò.
«Roland, tu hai delle capacità superiori ad un normale essere umano. Sicuramente ti starai chiedendo perché proprio tu e a che cosa ti servono queste potenzialità. Esse, serviranno per uno scopo unico, che ti dirò in futuro».
Così, da quel giorno, Roland iniziò a prepararsi per una cosa che non sapeva, grazie all'aiuto di Roh. Imparò a comunicare telepaticamente, a pilotare un astronave, a comandare un esercito. Nel passare del tempo, le sue capacità aumentarono, però la nonna morì. Trovò una lettera con scritto:
"Caro Roland.
 tu hai una missione, quella di evitare una guerra nucleare tra gli uomini. Se questo accadrà, la Terra sarà distrutta dagli umani stessi. L'unica cosa che non ti è stata insegnata e l'insegnamento di prevedere il futuro. Se nel tuo arco di vita non accadrà prima della tua morte, sarà scelto un nuovo soggetto dotato di capacità simili alle tue. Come farai a fermare la guerra? Semplicemente, facendoti conoscere".
Leggendo queste ultime parole, Roland ritornò alla sua vita normale, sperando che que lgiorno nn sia vicino».
Lo scrittore terminò la sua storia. Noi dovevamo andarcene, e dissi:
«Grazie per averci regalato e parlato di questa storia. Ma lei, come si chiama?».
«Roland Smitt» rispose.
C'è ne andammo sbalorditi e con mille domande da fare. E se fosse vera quella storia? Stupidamente, controllai il mio polso, e trovai quattro macchie simili a quella della storia.


Nunzio Micale. 








1 commenti:

Posta un commento